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2021
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Le fotografie
– Madonna con Bambino di Spinello Aretino, da Christie's (internet).
– La lunetta trecentesca del portale del fianco destro della cattedrale di Arezzo, realizzato tra 1330 e 1340 (foto P.I.M., 2011).
– La nomina di frate Bartolo di Rogerio come camarlingo della città di Arezzo nel 1338.
– Via di Pisignano a San Casciano Val di Pesa presso Fontestanza, da Google Street View.
– Il castello di Empoli di Giorgio Vasari, Firenze, Palazzo Vecchio.
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BARTOLO DI ROGGERIO ADIMARI frate dei Servi e procuratore
Fra Bartolo di Roggerio degli Adimari fiorentino dei Servi di Maria († 1364) ebbe fama di essere un buon amministratore. Prestò servizio per la Repubblica fiorentina e nel 1338-1339 ne fu procuratore per l’“arcis”, la fortezza, di Arezzo, mentre nel 1353 ebbe l’incarico di camarlingo. Servì poi l'Ordine: nel 1355 ricevette, a nome del padre generale fra Vitale, la chiesa di San Bartolomeo di Montepulciano; nel 1356-1358 ricoprì l’incarico di priore della SS. Annunziata e dal 1357 ebbe mansioni di vicario dopo che fra Vitale fu mandato in missione in Ungheria, quindi a predicare a Forlì contro gli Ordelaffi e come legato al sultano di Egitto (1359-1362, successivamente fu vescovo di Ascoli Piceno e di Chieti).
Di fra Bartolo e degli incarichi parla il Giani negli Annali, I, 305-306, fonte principale degli studi in merito.
Oltre a questa, dei documenti inediti si trovano all’Archivio di Stato di Firenze. Sono pergamene che ne confermano le capacità, specialmente per quanto riguardava le relazioni con i pubblici uffici.
Una prima carta è del 1338 e riguarda il sopra citato incarico di Arezzo con qualche dettaglio in più. Vi si ricorda come un giorno di settembre i Priori delle Arti e il Vessillifero di Giustizia di Firenze si riunissero e nominassero:
– nella prima parte dodici buoni uomini “super negotii civitatis comitatus et districtus Aretii” per due mesi a iniziare dal 15 agosto;
– e nella seconda parte ponessero "religiosum virum fatrem Bartholum Rogerii de ordine fratrum Servorum sancte Marie loco fratris Iohannis de dicto ordine ad offitium et in offitio camerariatus ad quod dictus frater Iohannes electus erat et deputatus in civitate Aretii ...” – ovvero collocassero fra Bartolo nell’ufficio di camarlingo di Arezzo rimuovendo il suo predecessore fra Giovanni dello stesso ordine.
Notaio dell’atto fu ser Lotterio Salvi di Firenze.
Una seconda pergamena è del 1345 e ricorda il nostro religioso fiorentino occuparsi con successo di una questione lunga e un po’ “complicata” riguardante un podere comprato dai frati nel 1338.
Era avvenuto infatti che Santa vedova di Giovanni Amizelli e figlia del fu Bianco Lilli dimorante in San Felice in Piazza, con il consenso dei mundualdi, i fratelli Andrea, Silvestro e Paolo, aveva venduto al convento, tramite frate Francesco di Chellino e frate Giovanni di Dino, due parti per indiviso del podere con casa e forno e la metà di un casellino.
Aveva fatto poi una seconda vendita “vice et nomine” di Lori moglie di Piero Pacini del popolo di Sant’Apollinare questa volta a frate Francesco del fu Iannino per prezzo di lire 200 di fiorini piccoli. Si trattava di tre parti per non indiviso del citato podere qui descritto con casa, forno, porcile, capanna, vigna, terra lavorativa, boscata e arborata posto nel popolo di San Leonardo alla Querciola luogo detto Moriano “sive a La Stanza” . Confinava a primo con un altro podere e terra del frati, a secondo con un certo Miczello di Cione e Maffeo di Bartolo, a terzo con i frati e Rustico di Buglio, e a quarto con il Fosso a Fonte Amizelli.
Siamo nel territorio a sud del Galluzzo nei pressi della via Volterrana e delle colline della Romola e di Cerbaia in Val di Pesa (cfr. la moderna località Fontestanza sulla via di Pisignano).
Era allora un distretto ben coltivato e produttivo e non sorprende che i frati avessero voluto allargare qui le proprietà con l’acquisto del podere. E ne avrebbero anche usufruito fin da subito se il notaio ser Giovanni di Buonaventura non fosse morto senza completare l’atto. Così, per fargli dare forma pubblica, fra Bartolo di Roggeri nel 1345 fece istanza all’Arte dei Giudici e Notai di Firenze al tempo del console ser Francesco di ser Pino. E ottenne il perfezionamento della transazione tramite il notaio ser Filippo di Contuccino.
Nel novembre 1352 – lo riporta una terza pergamena – fra Bartolo, in qualità di sindaco e procuratore della SS. Annunziata, si recò a Empoli e alla presenza dei testimoni Piero Tanucci, Lippo Martini e del notaio ser Alessandro Lapi, tutti del luogo, entrò in tenuta e prese corporale possessione di una casa con casamento nel “castro Empoli” in luogo detto “porta dello spedale”, confinante a primo e secondo gli eredi di Lupi Dati, a terzo gli eredi di ser Bindo e a quarto la via.
Erano i beni di frate Giovanni del fu Drea di ser Donato di Empoli e di Pina sua madre e spettavano al figlio in vigore di parte della dote di lei secondo un atto rogato anni prima da ser Geri di Arrigo.
Lo stesso giorno, presenti i medesimi testimoni, fra Bartolo affittò la casa a Giovanni di Lippo Baccialeri di Empoli per lire quattro di fiorini piccoli che, curiosamente, dice la pergamena, potevano essere “Empoli, vel Florentie, Pisis, Pistorii, Prati, Luce in terra Sancti Miniati” – di Empoli, o di Firenze, di Pisa, di Pistoia, di Prato e di Lucca in terra di San Miniato.
Paola Ircani Menichini, 8 maggio 2021. Tutti i diritti riservati.
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